L'undicesima fatica di Ercole - ACQUARIO

L’UNDICESIMA FATICA

Il Ripulimento delle Stalle d’Augia

(Acquario, 21 Gennaio - 19 Febbraio)

Il Mito

Dal Luogo di Pace, il Grande Che Presiedeva il Concilio emanò la radianza del suo esaltato pensiero. Il Maestro gli si avvicinò “La singola fiamma deve accendere le altre quarantanove”, affermò il Grande Che Presiedeva. “E sia così”, rispose l’Istruttore. “Avendo acceso la propria lampada, Ercole deve ora apportare la Luce agli altri”. Non molto tempo dopo, l’Istruttore chiamò Ercole. “Undici volte la ruota ha girato ed ora ti trovi davanti ad un’altra Porta. Lungamente hai inseguito la luce che, dapprima, tremolava incerta, crebbe, poi, per divenire un faro, ed ora risplende per te come un sole radioso. Volta ora le spalle a quella luminosità; ritorna sui tuoi passi; torna indietro verso coloro per i quali la luce non è che un punto instabile ed aiutali ad

ingrandirla. Dirigiti verso Augia, il cui regno deve essere ripulito da un male antico. Questo è quanto dovevo dirti.” Ercole s’incamminò, oltrepassando l’undicesima porta, per andare in cerca del re Augia. Quando Ercole giunse nei pressi del regno governato da Augia, le sue narici furono assalite da un fetore così orrendo da farlo vacillare. Egli seppe che, da molti anni, il re Augia non aveva mai ripulito le stalle reali dagli escrementi del suo bestiame. Anche i pascoli erano talmente ricoperti di letame che nessun frumento vi poteva crescere. Per conseguenza una micidiale pestilenza serpeggiava per tutto il paese, mietendo molte vite umane. Ercole, giunto al palazzo, cercò del re Augia. Questi, informato che Ercole voleva ripulire le sue fetide stalle, si dimostrò sospettoso ed incredulo. “Tu dici di voler fare quest’immane lavoro senza ricompensa?”, l’apostrofò il re con diffidenza. “Io non ho fiducia in coloro che affermano simili millanterie. Avrai senza dubbio escogitato qualche astuto piano, o Ercole, per togliermi il trono. Non ho mai udito di uomini che cercano di servire il mondo senza una ricompensa. Comunque sia, a questo punto darei il benvenuto a qualsiasi folle individuo che cercasse di aiutarmi. Dobbiamo però venire a patti, affinché non sia accusato di essere un re pazzo. Se tu, in un solo giorno, riuscirai a fare quello che hai promesso, un decimo delle mie numerose mandrie sarà tuo; ma se fallirai, la tua vita e la tua fortuna saranno nelle mie mani. Naturalmente, non penso che riuscirai nelle tue vanterie, ma puoi provare.” Ercole allora si congedò dal re. Girovagò per il luogo puzzolente e vide un carro con una gran pila di cadaveri, vittime della pestilenza.

Osservò due fiumi, l’Alfeo ed il Peneo, che scorrevano placidamente nei pressi. Sostando sulla riva di uno di essi, gli balenò alla mente la risposta al suo problema. Egli si mise al lavoro applicando ogni sua risorsa e con grande sforzo riuscì a deviare il corso che questi due fiumi seguivano ormai da secoli. L’Alfeo ed il Peneo furono costretti a riversare le loro acque nelle putride stalle del re Augia. Gli impetuosi torrenti spazzarono via tutta la sporcizia da lungo tempo accumulatasi, il reame fu spurgato da tutto quel fetido sudiciume. L’impossibile compito fu attuato in un solo giorno. Quando Ercole, pienamente soddisfatto del suo risultato, ritornò dal re Augia, questi lo guardò con cipiglio.

“Ci sei riuscito con un trucco”, gridò rabbiosamente il re Augia. “I fiumi hanno fatto il lavoro, non tu. È stata un’astuzia per prenderti i miei armenti, un complotto contro il mio trono. Non avrai nessuna ricompensa. Vattene, prima che accorci la tua statura di una testa.” L’infuriato re bandì Ercole dal suo regno, ingiungendogli di non porvi mai più piede, pena la morte.

Avendo espletato il suo compito con successo, il figlio dell’uomo, che era anche figlio di Dio, ritornò verso Colui che l’aveva mandato.

Quando fu vicino al suo Istruttore, questi gli disse: “Sei diventato un servitore del mondo, hai avanzato andando a ritroso; sei venuto alla Casa della Luce calcando un altro sentiero, hai dato la tua luce affinché la luce degli altri potesse risplendere. Il gioiello che l’undicesima fatica ti dona sarà per sempre tuo.”

IL TIBETANO

(Fonte: Alice A. Bailey, Le Fatiche di Ercole)


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