Counseling per astrologi

Quello che segue è un estratto della relazione di Angela Leonetti al Congresso di Eridano School su astrologia e counseling, intitolata: Counseling per astrologi: la relazione formativa.


"Chi mi legge  in questo momento quasi certamente condivide con me la convinzione che l’astrologia orientata all’individuo sia uno strumento di conoscenza utile e potente, in grado di portare alla luce questioni e risorse implicite che possono essere di grande aiuto per coloro che a noi si rivolgono. Per contro, l’utilità del counseling all’interno di un percorso (di formazione come astrologi), deriva dalla constatazione che gli allievi tendono ad applicare ciò che hanno appreso in un modo che, se è decisamente valido dal punto di vista dei contenuti, risulta spesso povero dal punto di vista della relazione con un cliente.

...gli allievi, né più né meno come i clienti all’inizio, si sono accostati all’astrologia cercando soddisfazione al bisogno di ordine, al bisogno di prevedibilità, al bisogno di risposte. Sulla scorta anche di questi bisogni,  umani e condivisibili, spesso appaiono impegnati a dimostrare che l'astrologia funziona e che tutto torna, il che può indurli a dimenticarsi di accogliere ed ascoltare realmente un cliente che ha intenzione di cambiare, o che sta cercando di decidere se cambiare qualcosa nella propria vita oppure no. 

Al pari di ogni altra metodologia interpretativa o diagnostica, la lettura del tema di nascita assolve – fra le altre – la funzione di contenere la complessità esistenziale dell’Altro al fine di renderlo conoscibile e riconoscibile. Il rischio, quando si passa dalla teoria alla pratica, è che il sistema di ipotesi generato dalla lettura del tema natale finisca per essere utilizzato come punto di arrivo in vece che di partenza. In altre parole, il rischio è che la nostra osservazione dell’Altro proceda alla ricerca di indizi che con validino la lettura, trascurando più o meno consapevolmente le reazioni e/o le caratteristiche del cliente che stridono rispetto al tema natale.

Occorre tener conto dell’impatto che la comunicazione della lettura del tema di nascita esercita sull’Altro che ascolta. Si tratta infatti di un impatto ambivalente, poiché se da una parte il cliente potrà sperimentare soddisfazione o addirittura sollievo nel veder finalmente “inquadrate” certe caratteristiche proprie percepite in maniera semi-consapevole o magari con disagio o frustrazione, dall’altra le immagini e le sensazioni evocate in lui dalla lettura influenzeranno inevitabilmente il suo giudizio su di sé.

Pertanto, nel processo di conoscenza dell’Altro che ha luogo nella consultazione, la strada che presenta le maggiori probabilità di risultare utile è quella che si impegna a governare la tensione fra il dare il giusto peso e il non dare troppo peso a quello che leggiamo sul tema di nascita...

...nel momento in cui il cliente si presenta da noi – anche quando ci consegna una delega totale: “leggimi il tema così mi dici chi sono” è il messaggio più o meno implicito – in realtà è già in possesso (che se ne renda conto oppure no) di una teoria su di sé elaborata sia sulla base delle esperienze vissute che delle soluzioni tentate per integrare sofferenze pregresse. Perciò un atteggiamento di ascolto e di accoglienza serve anche a veicolare al cliente il messaggio “no, dimmi prima tu, semmai, chi pensi di essere, ti assicuro che ne terrò conto”. E naturalmente serve se riusciamo a mantenere la parola. .

...nella maggior parte dei casi, i clienti arrivano portando un desiderio o una difficoltà formulati in modo molto vago e generale, come anche una prima serie di informazioni che a guardar bene è lacunosa, parziale e non di rado contraddittoria; malgrado ciò, si può essere tentati di credere di aver già colto velocemente tutti i punti del tema (magari sollecitati dai transiti) chiamati in causa. Il che può ben essere vero, certamente: in questo modo tuttavia si corre il rischio di concentrarsi solo su tali aspetti, modulando le domande successive di conseguenza; è invece fondamentale per l’allievo comprendere che, in prima istanza, lo strumento chiave è quello delle domande aperte che chiamino in causa il meno possibile il tema di nascita. Le domande aperte servono a chiarire il contesto e soprattutto a comunicare una disponibilità all’ascolto..

Quando insistiamo a tradurre nei nostri schemi mentali ciò che l’altro ci rivela, invece di impegnarci a cogliere nel racconto dell’altro, con l’aiuto di domande realmente aperte, la traccia dei suoi personali schemi mentali, stiamo in realtà pseudo-ascoltando e ci illudiamo di aver compreso..."

Fonte: Eridano School

Commenti