Il codice segreto della fiabe

Scrive Italo Calvino: Quell’unica convinzione che mi spinge al viaggio tra le fiabe è che io credo questo: le fiabe sono vere, sono i cataloghi dei destini che possono darsi a un uomo o a una donna

Le fiabe sono vere perché rappresentano, come dice Marie Louise Von Franz, modelli di vita psichica. Si basano su funzioni universali della psiche cui possiamo accedere attraverso le fiabe.

Le fiabe esercitano da sempre un grande fascino. L’intreccio degli avvenimenti smuove sentimenti ancestrali e universali - la paura di essere abbandonati, uno stato di pericolo, sentirsi disprezzati, svolgere un compito impossibile per salvarsi - e attraverso la personificazione di aspetti oscuri e profondi della psiche, ammaestrano e indicano dei percorsi di evoluzione risvegliando energie a noi sconosciute.

Una fiaba è un racconto delle meraviglie, dove il naturale e il soprannaturale si incontrano senza difficoltà e senza cesure: uomini, animali, incanto e incantato, re e figure fantastiche, tutti insieme nel medesimo universo. Lo svolgimento conduce a risultati che contrastano con la realtà quotidiana ma che nascondono elementi preziosi alla comprensione delle leggi dentro e fuori di noi. La fiaba fa parte del nostro patrimonio genetico e senza di essa – afferma Calvino – l'uomo non può sopravvivere. “In questo sommario disegno, c’è tutto: la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto, la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo, la bellezza come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie di umile bruttezza, e l’infinita metamorfosi di ciò che esiste”.

C’è un bisogno atavico dell’essere umano di narrare e ascoltare storie. Gli uomini sono caratterizzati dalla necessità di raccontare, che non è solo uno sfogo ma è prendere la materia prima della vita e cercare di intravedere una direzione. Il racconto è un filare; è un modo per unire passato e presente. Ma non basta il filo, bisogna cercare le interconnessioni, la rete, il senso.

Il nostro compito è elaborare il nostro racconto in modo autentico, genuino. E se ci capita di esagerare, di sbagliare strada, di confondere il filo falso per quello vero, o se il filo è pieno di nodi, allora noi dobbiamo tornare a quel filo, scioglierlo, trasformarlo e sempre seguirlo.

Il compito di ciascuno è di ritrovare il proprio filo; districarlo se è aggrovigliato; riannodarlo se si è spezzato, recuperarlo se sentiamo di averlo perso. Ma, soprattutto, tenerlo ben stretto, e non permettere mai che qualcuno ce lo rubi, né rischiare di perderlo per distrazione, leggerezza, disattenzione. O, peggio ancora, per paura.

La vita è difficile, è indubbio, ma non è solo difficile. E per quanto  sia (o possa apparire) complicata, ingiusta, sbagliata, una sola cosa siamo chiamati a fare (e possiamo fare): scrivere la nostra storia e portarla fino in fondo, perché forse non ci sarà un "e vissero per sempre felici e contenti" ma ci sarà sempre un "c’era una volta per ricominciare."

Non lasciate che gli accadimenti vi vincano. Gli eroi delle fiabe non lo fanno. Scrivete la vostra storia.

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