«Ogni fiaba è uno specchio magico che riflette alcuni aspetti del nostro mondo interiore, e i passi necessari per la nostra evoluzione dall’immaturità alla maturità.» Bruno Bettelheim
Tremotino
dei fratelli
Grimm
Questa fiaba indica con molta
precisione e con rara efficacia la necessità della consapevolezza psicologica,
come unico strumento per superare i problemi e togliersi, come in questo caso,
dai guai. Il racconto prende le mosse da un padre che, per vanità, mette la
figlia in una situazione impossibile, superiore alle sue capacità. Quanto
spesso, anche noi, ci poniamo in simili condizioni? Quante volte avalliamo la
nostra tendenza al perfezionismo, alla forma, prefiggendoci traguardi al di
sopra delle nostre forze? Quanti patti invisibili stringiamo con noi stessi per
la smania di stupire, ottenere approvazione, mantenere un’immagine di noi
inattaccabile? Ma il prezzo nascosto della loro riuscita è sempre altissimo: la
rinuncia ad alcune cose molto preziose (la collana, l’anello). Infatti il più
delle volte, per tenere fede al patto segreto, dobbiamo dedicare le nostre
energie migliori, e i successi sono conseguiti a discapito della parte più
intima e profonda di noi stessi (il bambino). E allora il successo non
realizza, lascia indifferenti, svuota persino. Perché quello che si sta
vivendo è, di fatto, un ricatto nel quale barattiamo qualcosa ignari del valore di ciò che stiamo promettendo in cambio: la nostra identità, i
nostri desideri, il nostro progetto interiore.
Tremotino ci dice che per sbarazzarci del nemico, bisogna conoscere
il suo nome. Per liberarci dalle pretese dell’omino ricattatore è necessario
smascherarlo. Quando si sta male, infatti, è essenziale capire qual è il
problema, dargli, appunto, un nome. È indispensabile conseguire la conoscenza
della parte corrotta di noi che, come il nano della fiaba, impone le sue
condizioni e, in cambio di effimere gratificazioni, esige un prezzo altissimo.
Allora, conoscere le nostre dinamiche inconsce, dar loro un nome, significa
diventare consapevoli delle nostre debolezze, inclusi gli aspetti meno nobili,
e trattenerle dal dettare legge, sospendendo finalmente la loro tirannia. Il
loro potere è, infatti, mantenuto nella misura in cui agiscono sotto il velo
dell’inconsapevolezza. Fino a che rimangono sconosciute, vagamente avvertite ma
mai portate alla luce (non battezzate), esse esercitano un grande potere
psicologico che può determinare le nostre scelte, condizionando le relazioni e
indirizzare i traguardi della nostra vita.
Questa fiaba ci dice che tale è
l’effetto della verità: rende possibile liberarsi dalle proprie schiavitù.
Ringrazio Osvaldo Poli per il prezioso contributo del suo articolo che
qui cito in più parti.
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