Fiabe evolutive: Tremotino

«Ogni fiaba è uno specchio magico che riflette alcuni aspetti del nostro mondo interiore, e i passi necessari per la nostra evoluzione dall’immaturità alla maturità.» Bruno Bettelheim

Tremotino
dei  fratelli Grimm

“Un povero mugnaio per mettersi in mostra dice al re di avere una figlia bellissima capace di filare la paglia trasformandola in oro. Il re, incredulo, chiede che la fanciulla sia messa alla prova e la conduce in una stanza piena di paglia da trasformare in una sola notte. Di fronte al compito impossibile, la ragazza piange disperata. Compare allora un ometto che le dice di poterla aiutare a patto che gli dia qualcosa in cambio, lei accetta dandogli la sua collana. Il mattino seguente, tutta la paglia è trasformata in oro. Alla vista dell’oro, il re ne chiede ancora e la ragazza fa di nuovo un patto con lo strano ometto dandogli il suo anello. Per la terza volta, il re sottopone la ragazza alla medesima prova ed a quel punto l’ometto, per tirarla fuori dai guai, pretende il suo futuro primogenito. La fanciulla, ingenuamente, accetta lo scambio, diventa regina e dopo un anno partorisce un bel bambino. Ma quando l’omino le chiede di onorare il patto, lei non vuole separarsi da suo figlio e lui gli propone un altro accordo: potrà tenere il bambino se lei riuscirà a indovinare il suo nome: “Hai tre giorni di tempo” le dice. La regina prova invano con tutti i nomi che conosce, e disperata invia un messo nelle sue terre, a domandare in lungo e in largo altri nomi possibili. Allo scoccare del terzo giorno, grazie a un colpo di fortuna, il messaggero scopre il nome del nano. Così quando la regina pronuncia il suo nome, il nano Tremotino scoperto e vinto, si spacca in due e muore.” (Per leggere la fiaba per intero clicca qui: Tremotino)

Questa fiaba indica con molta precisione e con rara efficacia la necessità della consapevolezza psicologica, come unico strumento per superare i problemi e togliersi, come in questo caso, dai guai. Il racconto prende le mosse da un padre che, per vanità, mette la figlia in una situazione impossibile, superiore alle sue capacità. Quanto spesso, anche noi, ci poniamo in simili condizioni? Quante volte avalliamo la nostra tendenza al perfezionismo, alla forma, prefiggendoci traguardi al di sopra delle nostre forze? Quanti patti invisibili stringiamo con noi stessi per la smania di stupire, ottenere approvazione, mantenere un’immagine di noi inattaccabile? Ma il prezzo nascosto della loro riuscita è sempre altissimo: la rinuncia ad alcune cose molto preziose (la collana, l’anello). Infatti il più delle volte, per tenere fede al patto segreto, dobbiamo dedicare le nostre energie migliori, e i successi sono conseguiti a discapito della parte più intima e profonda di noi stessi (il bambino). E allora il successo non realizza, lascia indifferenti, svuota persino. Perché quello che si sta vivendo è, di fatto, un ricatto nel quale barattiamo qualcosa ignari del valore di ciò che stiamo promettendo in cambio: la nostra identità, i nostri desideri, il nostro progetto interiore.

Tremotino ci dice che per sbarazzarci del nemico, bisogna conoscere il suo nome. Per liberarci dalle pretese dell’omino ricattatore è necessario smascherarlo. Quando si sta male, infatti, è essenziale capire qual è il problema, dargli, appunto, un nome. È indispensabile conseguire la conoscenza della parte corrotta di noi che, come il nano della fiaba, impone le sue condizioni e, in cambio di effimere gratificazioni, esige un prezzo altissimo. Allora, conoscere le nostre dinamiche inconsce, dar loro un nome, significa diventare consapevoli delle nostre debolezze, inclusi gli aspetti meno nobili, e trattenerle dal dettare legge, sospendendo finalmente la loro tirannia. Il loro potere è, infatti, mantenuto nella misura in cui agiscono sotto il velo dell’inconsapevolezza. Fino a che rimangono sconosciute, vagamente avvertite ma mai portate alla luce (non battezzate), esse esercitano un grande potere psicologico che può determinare le nostre scelte, condizionando le relazioni e indirizzare i traguardi della nostra vita.

Questa fiaba ci dice che tale è l’effetto della verità: rende possibile liberarsi dalle proprie schiavitù.


Ringrazio Osvaldo Poli per il prezioso contributo del suo articolo che qui cito in più parti.

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