Fiabe evolutive: Le tre piume

«Ogni fiaba è uno specchio magico che riflette alcuni aspetti del nostro mondo interiore, e i passi necessari per la nostra evoluzione  dall’immaturità alla maturità.» Bruno Bettelheim 

Le tre piume
dei fratelli Grimm

“C’era un re che aveva tre figli: due intelligenti e avveduti, mentre il terzo, che parlava poco, lo chiamavano il Grullo. Non sapendo a quale figlio lasciare il regno, il re li sottopose ad una prova: "Andate, colui che mi porterà il tappeto più sottile diventerà re dopo la mia morte." Affinché non litigassero fra di loro, li condusse davanti al castello, e soffiando fece volare in aria tre piume dicendo: "Dovete seguire il loro volo." Una piuma volò verso oriente, l'altra verso occidente, mentre la terza non arrivò molto lontano, e cadde a terra ben presto. Così un fratello andò a destra, l'altro se ne andò a sinistra mentre il Grullo fu deriso perché dovette fermarsi poco distante. Il Grullo si mise a sedere tutto triste quando d'un tratto scorse una botola proprio accanto alla piuma. L'aprì e discese una scala arrivando davanti a una porta. Qui trovò un rospo che lo aiutò consegnandogli tutti gli oggetti delle prove richieste dal padre mentre i due fratelli, che credevano che il minore fosse tanto sciocco da non essere in grado di trovare nulla, affrontarono la sfida dicendo "Perché‚ darsi la pena di cercare tanto!" e portando a casa la prima cosa trovata. È così che il Grullo ottenne il trono regnando a lungo e saggiamente.” (Per leggere la fiaba per intero clicca qui: Le tre piume)

Nella nostra storia il figlio minore rimane apparentemente fermo sullo stesso luogo; in realtà il suo viaggio inizia dentro se stesso, in una grotta (l’inconscio) all’interno della terra. I fratelli maggiori invece si allontanano da se stessi e, distraendosi dal loro intimo, non si impegnano a sufficienza nel cercare ciò che viene loro richiesto. Il comportamento superficiale dei due fratelli è contrapposto all’esplorazione sotterranea e profonda del nostro Grullo che si risolverà in una sconfitta per i primi e in una vittoria per il secondo.

La fiaba de Le tre piume ci dice che se, come i fratelli maggiori, ci allontaniamo dal nostro intimo, impegnandoci solo superficialmente nella nostra ricerca, non otteniamo nulla. Solo esplorando in profondità, come il figlio minore considerato stupido, si possono trovare oggetti preziosi e di rara bellezza.

In questa fiaba non è l’astuzia a prevalere quanto, piuttosto, il destino. Le piume ci dicono che non è sempre l’intelligenza la nostra arma migliore, ma che bisogna anche sapersi affidare agli eventi. Lasciar fare alla sorte, e scendere nel proprio inconscio, sono la strada per giungere all’evoluzione di sé e al compimento del proprio destino. Ne Il mondo incantato, Bruno Bettelheim scrive che l’eroe de Le Tre piume, benché considerato stupido, risulta vittorioso poiché familiarizza con l’inconscio e ne sfrutta i poteri e le risorse, mentre i fratelli, che si affidano solo all’intelligenza, rimangono fissati alla superficie delle cose comportandosi di fatto da veri stolti.

Il loro comportamento suggerisce che essere separati dal nostro inconscio porta fuori strada, allontanandoci dalla saggezza. Quando ci scolleghiamo dalla profondità interiore, sottovalutando le esperienze fatte e la possibilità di apprendere da esse, ci destiniamo a ripetere sempre gli stessi errori, come i fratelli del Grullo che non una, non due ma ben tre volte, sottovalutano le capacità del fratello, perdendo tutte le prove.

Non sempre è necessario allontanarsi per trovare un tesoro, dato che esso è sepolto dentro di noi e che restiamo fermi o ci muoviamo, ce lo portiamo sempre appresso. Ogni cosa però, compresi i tesori, prende vita e acquista valore solo se siamo capaci di vederla. Perché vedere significa appurare che qualcosa esiste, prenderne coscienza, portarla dalla grotta in superficie e consegnarla al re. E solo allora ci verrà consegnato il regno.

Commenti