«Ogni fiaba è uno specchio magico che riflette alcuni aspetti del nostro mondo interiore, e i passi necessari per la nostra evoluzione dall’immaturità alla maturità.» Bruno Bettelheim
La regina delle api
dei fratelli
Grimm

Giunsero a una porta con tre serrature: in mezzo alla porta c'era uno
spioncino attraverso il quale si poteva vedere un omino grigio seduto a un
tavolo. Lo chiamarono ed egli, senza dire una parola li rifocillò e li condusse
in una stanza dove riposare. Il mattino seguente, l’omino andò dal maggiore e
gli mostrò una lapide con su scritto tre imprese da portare a termine. La prima
consisteva nel cercare, sotto il muschio nel bosco, mille perle. Se al tramonto
ne fosse mancata solo una il principe si sarebbe trasformato in pietra.
E così accadde. Il giorno successivo, fu il turno del secondo che non
ebbe più fortuna e si tramutò anch’egli in pietra. Il terzo giorno toccò allo
Sciocchino che disperato si mise a piangere. Ma a quel punto arrivarono le
formiche che aveva salvato e che si misero a lavoro trovando tutte le perle. Il
secondo compito consisteva nel ripescare dal lago una chiave e le anatre che
aveva sottratto alla morte, ripescarono per lui la chiave sul fondo. Nella terza
impresa, in cui doveva riconoscere quale tra tre principesse avesse mangiato
del miele, lo sciocchino fu aiutato dalle api. Fu così che ogni cosa fu
liberata dal sonno e chi era di pietra riacquistò la forma umana e i tre
fratelli sposarono le tre principesse.” (Per leggere la fiaba per intero
clicca qui: La regina delle api)
La regina delle api è una fiaba
meno nota dei fratelli Grimm ma densa di significati perché ci parla
dell’integrazione di tutte le parti della nostra natura, istinto, ragione ed
emozioni. Sembra dirci che la testa, senza il cuore, è poca cosa. Di più,
sembra dirci che la testa, da sola, può portare alla disfatta e tramutarci in
pietra.
In questo racconto, i due
fratelli mancano completamente di umanità e si affidano soltanto alla testa,
denigrando Sciocchino perché non è intelligente. Privi di cuore, non sanno
tener conto del mondo che li circonda, e la mancanza di compassione li induce
alla crudeltà. Sciocchino invece, si affida all’intuizione e grazie a un
sentimento di umanità impedisce ai fratelli di arrecare danno alle povere
bestiole. Sentimento e istinto lo salveranno. La fiaba ci ricorda che solo
quando la natura istintiva (che induce Sciocchino a proteggere gli animali)
viene totalmente accettata e integrata possiamo divenire essere umani completi
e comprendere che quella parte a lungo rimossa è una risorsa vitale su cui fare
affidamento.
Ciò non va letto come un invito
ad assoggettarsi alla parte istintiva della nostra natura, quanto piuttosto un’esortazione
a riconoscerla e rispettarla, perché quando non onoriamo tutte le parti di noi,
esse ci danno battaglia, facendoci perdere la strada, come i principi che non
fanno più ritorno.
I due fratelli, insensibili a
tutto tranne che ai loro desideri, vengono tramutati in pietra, simbolo della
mancanza di una vera umanità. D’altro canto, anche Sempliciotto, inizialmente,
si dimostra incapace di soddisfare le esigenze della realtà, simboleggiate
dagli incarichi che gli vengono assegnati. È solo grazie agli animali che
porterà a termine le tre prove. La fiaba ci rivela dunque che solamente
conquistando una personalità integrata, si possono realizzare imprese simili a
miracoli. La personalità integrata qui si manifesta negli elementi
simboleggiati dagli animali che lui protegge: la terra delle formiche, l’acqua
della anatre e l’aria delle api, ossia l’istinto, le emozioni e l’intelletto. A
dire che solo la cooperazione di tutti gli aspetti della nostra natura conduce
al successo impedendoci di perdere la strada, ossia il nostro progetto
evolutivo.
Questo articolo è basato su una lettura della fiaba di Lidia Fassio.
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