Fiabe evolutive: La piccola fiammiferaia

«Ogni fiaba è uno specchio magicoche riflette alcuni aspettidel nostro mondo interiore,e i passi necessari per la nostra evoluzione dall’immaturità alla maturità.»Bruno Bettelheim

La piccola fiammiferaia
di Hans Christian Andersen

“Una bambina molto povera, l’ultima sera dell’anno, costretta dal padre severo, cerca di vendere dei fiammiferi. Nel freddo e nel buio, scalza e a capo scoperto, la bambina cammina per la strada. Non osa tornare a casa senza aver finito tutti i fiammiferi per paura di essere picchiata. Per tutto il giorno non è riuscita a vendere nulla; è affamata e avvilita. Così, seduta in terra, con le mani quasi congelate, decide di accendere un fiammifero. Ne prende uno, e lo sfrega contro il muro. Un bagliore tenue e caldo appare come una candela e lei, all’esile chiarore di quella piccola fiamma, immagina di trovarsi seduta davanti a una stufa. Ma in un attimo il fiammifero si spegne. Così comincia ad accenderli uno dietro l’altro, e ogni volta che ne accende uno vede nella sua immaginazione le cose che ha sempre sognato: cibo gustoso e vestiti caldi. Ma quando prova a toccare le cose che vede, il fiammifero si spegne e l’incantesimo scompare. Alla luce dell’ultimo fiammifero, distingue la sua amata nonna defunta che la porta via con sé. La bambina viene ritrovata il mattino seguente in quell'angolo di strada, morta di freddo, circondata da fiammiferi mezzi bruciacchiati.” (Per leggere la fiaba per intero clicca qui: La piccola fiammiferaia)

La protagonista di questa triste fiaba è una ragazzina che vive tra persone che non si curano di lei e che, mancando di qualunque attenzione alle sue necessità e alle sue potenzialità, la lasciano da sola al buio e al freddo. Nel tentativo vano di portare a termine ciò che le è stato ordinato, ella tenta di riscaldarsi come può, sprecando, di fatto, l’unica risorsa che ha: i fiammiferi. Incapace di comprendere la futilità del suo gesto, si accontenta di un fuoco effimero, scelta che di fatto si rivelerà fatale. La fiaba si conclude in verità dicendo che ella viene ritrovata con le guance rosse e il sorriso sulle labbra, a intendere che è morta felice, tra le braccia della nonna, ‘nella gioia dell’anno nuovo’. Ma questa è solo un’illusione.

Questa fiaba ci parla del pericolo di circondarsi di persone che non ci sostengono o che addirittura ostacolano i nostri progetti, la nostra arte, la nostra vita. La mancanza di sostegno può raffreddare pericolosamente la psiche e congelarci nell’angoscia, nel senso di inutilità o nella collera. A volte, al posto dell’indifferenza o del giudizio, riceviamo uno sterile conforto, che in nessun modo contribuisce a darci nutrimento (o calore). Qual è la differenza tra conforto e nutrimento? Se a una pianta che mostra segni di sofferenza perché posta in un luogo buio noi rivolgiamo parole dolci senza trovarle una sistemazione più adeguata, questo è conforto. Se la portiamo alla luce, dandole acqua, questo è nutrimento.

Quando siamo congelati nella psiche, come la piccola fiammiferaia, quando la vita creativa si spegne lentamente, tendiamo a elaborare sogni ad occhi aperti sul “come sarebbe se”, ma queste fantasie sono letali perché, proprio come la protagonista, ci ottundono e ci bloccano in situazioni compromettenti che prima o poi ci sopraffanno. È così, che senza neanche accorgercene entriamo in un sonno prolungato e la nostra creatività si affievolisce poco a poco (proprio come i fiammiferi) fino a estinguersi.

La piccola fiammiferaia si dedica a un commercio insensato, poiché vende l’unica cosa che potrebbe tenerla al caldo. Vaga per le strade e prega i passanti di comprarle i fiammiferi: offre la luce a poco prezzo. Prega che qualcuno acquisti un grandissimo valore in cambio di una modestissima ricompensa (un penny). Ma vendere un valore in cambio di poco produce un solo terribile effetto: un’ulteriore perdita di energia. La protagonista della nostra fiaba decide di accendere i fiammiferi, usa le sue risorse per fantasticare invece che per agire. Usa la sua energia per qualcosa di effimero. E questo è ciò che accade quando, affascinati da mille sogni, non ci preoccupiamo di agire per realizzarli.

È in queste condizioni che appare la nonna affettuosa e gentile, un pericolo mortale, l’ottundimento che trascina la bimba dal sonno alla morte. Un sonno che simboleggia la compiacenza con cui tendiamo a dirci che va tutto bene, che possiamo sopportare, che non è grave, che c’è ancora tempo (un altro fiammifero da accendere contro il freddo). È il torpore della fantasia nociva in cui speriamo che ogni pena magicamente sparirà.

Questa fiaba è di tipo nettuniano e può servire a risvegliare la nostra attenzione circa il pericolo, tipico del lato ombra di Nettuno, di lasciarsi irretire dall'illusione della fantasia che diventa nociva quando ci getta nella passività e nel vittimismo. Pertanto è una fiaba che potremmo anche abbinare al segno dei Pesci.

Questo articolo è basato su Donne che corrono coi lupi, di C.P. Estes.

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