Fiabe evolutive: Hansel e Gretel

«Ogni fiaba è uno specchio magico che riflette alcuni aspetti del nostro mondo interiore, e i passi necessari per la nostra evoluzione dall’immaturità alla maturità.» Bruno Bettelheim

Hansel e Gretel
dei  fratelli Grimm

Stremati dalla carestia, due genitori decidono di disfarsi dei propri figli. La madre, fredda e calcolatrice, è la più determinata nell’esaminare la situazione e propende per l’abbandono dei piccoli, tanto che il padre non riesce a far prevalere le sue obiezioni morali. Per ben due volte i bambini vengono abbandonati nel bosco: nella prima occasione ritrovano il sentiero ma la seconda sembrano spacciati perché alcuni uccelli divorano le briciole lasciate per ritrovare la strada. A un certo punto scorgono una casa di marzapane e, affamati, la addentano avidamente. Mentre stanno mangiando esce la padrona di casa, una terribile strega, che per punirli mette Hansel in gabbia e usa Gretel come schiava in attesa di renderli abbastanza grassi per poterli mangiare. Ma i due fratelli si ingegnano per ingannare la strega: Hansel gli porge un osso per farle intendere che è ancora troppo magro e Gretel, con uno stratagemma, riesce a sbatterla dentro al forno al posto del fratello. E’ così che i due bambini fanno ritorno a casa.” (Per leggere la fiaba per intero clicca qui: Hansel e Gretel)

Qui terminava la versione originaria della storia, con i fratelli che tornano a casa con i gioielli appartenuti alla strega. Ma in un’edizione successiva, Wilhelm Grimm inserisce un nuovo finale, un intervento esterno, il consueto evento imprevisto e miracoloso. Ecco che si inventa un fiume ampio e profondo che sbarra la strada di ritorno. Per solcarlo i bambini hanno bisogno dell’aiuto di un’anatra bianca che chiamano a sé con una filastrocca. Gretel per non gravare di troppo peso l’animale dice ad Hansel che andranno uno alla volta.

Il fatto più importante di questa fiaba, è che alla fine della narrazione i due bambini non sono gli stessi che erano all’inizio della storia. Per riuscire a sopravvivere, devono infatti far di tutto, ingegnarsi e vincere le loro paure diventando indipendenti e fiduciosi in se stessi. Nel nuovo finale, Gretel addirittura, che ha superato le sue prove, dimostra maturità e altruismo, mettendo la solidarietà con la natura prima della paura e del bisogno, a conferma che la vera crescita è andare al di là dell’Io, e che un fatto imprevedibile può essere un dono del destino che mette in moto una nuova consapevolezza di se stessi e del mondo.

Ecco un primo elemento iniziatico della fiaba: andare nel bosco e cominciare l’esplorazione, ma attenzione, l’istinto non è sufficiente. Quando manca la capacità di discriminazione della mente si rischia di non riuscire ad organizzare le potenzialità interne, e si finisce per smarrirsi.

La casa di marzapane è chiaramente un abbaglio, una seduzione che fa appello al bisogno (i bambini erano stremati dalla fame) ma che indica anche, chiaramente, il rischio che si corre quando ci si lascia sedurre dalle cose che appaiono troppo facili. Per raggiungere i nostri obiettivi, per compiere il nostro viaggio è indispensabile rinunciare al ‘principio del piacere’ che spesso ci porta fuori rotta. Illuderci di poter indugiare troppo a lungo nella simbiosi e nella dipendenza significa agire a scapito della vita psichica. A questo proposito la favola è inequivocabile: se non si comincia ad usare la parte razionale, le forze dell’istinto e il bisogno di dipendere possono mostrarsi particolarmente distruttivi, conducendo all’inevitabile regressione che, per la psiche, è simile all’annientamento. La morte psichica è la non autonomia, che rende fragili senza un autentico sviluppo delle proprie forze.

Ma la casa della tentazione è anche la casa del riscatto, il luogo in cui si mettono in moto risorse superiori all’istinto. E infatti ambedue i fratelli ne usciranno grazie all’ingegno. Questa fiaba è un chiaro esempio di come le risorse razionali possano venire in soccorso organizzando insieme le altre parti (emozioni e intuito). E’ un invito a fare, a usare l’ingegno non a discapito ma a sostegno delle emozioni e dei sensi, affinché le intuizioni che arrivano dall’altrove possano organizzarsi in qualcosa di concreto, che permetta di ingannare la strega e tornare con un tesoro.

Le fiabe ci fanno comprendere che le prove non sono altro che possibilità. Né Hansel né Gretel perdono tempo a lamentarsi. Si danno da fare dimostrando che anche nelle situazioni apparentemente disperate c’è sempre una via d’uscita. Anche nella vita reale è così: le prove, le difficoltà, i così detti transiti negativi, sono in realtà una vera opportunità per contattare nuove risorse che sono pronte ad emergere; sono ‘sventure provvidenziali’ che ci mettono di fronte al nostro destino.

La fiaba è un invito ad addentrarsi nel bosco, e ci dice che anche se non ritrovassimo le briciole di pane, non importa. Il viaggio stesso infatti cambierà il nostro destino, ci cambierà, e con noi anche il cammino per tornare a casa; un’altra strada si paleserà per fare ritorno. Ci ricorda che qualunque seduzione ha un prezzo e dobbiamo assicurarci di essere disposti a pagarlo, perché quando manca la capacità di discriminazione c’è sempre una strega pronta a divorarci.

Allora, è necessario sapersi ingegnare, trovare lo stratagemma che testimoni l’essere diventati adulti, non più preda dei bisogni, bloccati in situazioni difficili. Adulti che sanno comprendere i pericoli e la seduzione offerti dalla regressione, dal richiamo alla simbiosi e dal caldo conforto della dipendenza. Adulti capaci di dare inizio a una nuova fase della vita. Capaci di richiamare l’anatra per attraversare il fiume ma anche di tirarsi indietro e di aspettare, se necessario. Adulti in grado di superare la logica fredda del calcolo e della misura (quella di una madre che di fronte all’estrema indigenza non interroga il cuore ma stabilisce con freddezza una sottrazione) che sanno che un percorso di maturazione e crescita personale non può prescindere dall’amore reciproco. Adulti col cuore allargato che scoprono di saper fare autonomamente quello che sembrava impossibile.

Un grazie al blog Vocisullaluna e a Lidia Fassio, per l’ispirazione e il contributo (inconsapevole) a questo articolo.

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