«Ogni fiaba è uno specchio magico che riflette alcuni aspetti del nostro mondo interiore, e i passi necessari per la nostra evoluzione dall’immaturità alla maturità.» Bruno Bettelheim
Hansel e Gretel
dei fratelli
Grimm

Qui terminava la versione
originaria della storia, con i fratelli che tornano a casa con i gioielli
appartenuti alla strega. Ma in un’edizione successiva, Wilhelm Grimm inserisce
un nuovo finale, un intervento esterno, il consueto evento imprevisto e
miracoloso. Ecco che si inventa un fiume ampio e profondo che sbarra la strada
di ritorno. Per solcarlo i bambini hanno bisogno dell’aiuto di un’anatra bianca
che chiamano a sé con una filastrocca. Gretel per non gravare di troppo peso
l’animale dice ad Hansel che andranno uno alla volta.
Il fatto più importante di questa
fiaba, è che alla fine della narrazione i due bambini non sono gli stessi che
erano all’inizio della storia. Per riuscire a sopravvivere, devono infatti far
di tutto, ingegnarsi e vincere le loro paure diventando indipendenti e
fiduciosi in se stessi. Nel nuovo finale, Gretel addirittura, che ha superato
le sue prove, dimostra maturità e altruismo, mettendo la solidarietà con la
natura prima della paura e del bisogno, a conferma che la vera crescita
è andare al di là dell’Io, e che un fatto imprevedibile può essere un dono del
destino che mette in moto una nuova consapevolezza di se stessi e del mondo.
Ecco un primo elemento iniziatico
della fiaba: andare nel bosco e cominciare l’esplorazione, ma attenzione,
l’istinto non è sufficiente. Quando manca la capacità di discriminazione della
mente si rischia di non riuscire ad organizzare le potenzialità interne, e si
finisce per smarrirsi.
La casa di marzapane è
chiaramente un abbaglio, una seduzione che fa appello al bisogno (i bambini
erano stremati dalla fame) ma che indica anche, chiaramente, il rischio che si
corre quando ci si lascia sedurre dalle cose che appaiono troppo facili. Per
raggiungere i nostri obiettivi, per compiere il nostro viaggio è indispensabile
rinunciare al ‘principio del piacere’ che spesso ci porta fuori rotta. Illuderci
di poter indugiare troppo a lungo nella simbiosi e nella dipendenza significa agire a
scapito della vita psichica. A questo proposito la favola è inequivocabile: se
non si comincia ad usare la parte razionale, le forze dell’istinto e il bisogno
di dipendere possono mostrarsi particolarmente distruttivi, conducendo all’inevitabile
regressione che, per la psiche, è simile all’annientamento. La morte psichica è
la non autonomia, che rende fragili senza un autentico sviluppo delle proprie
forze.
Ma la casa della tentazione è
anche la casa del riscatto, il luogo in cui si mettono in moto risorse
superiori all’istinto. E infatti ambedue i fratelli ne usciranno grazie
all’ingegno. Questa fiaba è un chiaro esempio di come le risorse razionali
possano venire in soccorso organizzando insieme le altre parti (emozioni e intuito).
E’ un invito a fare, a usare l’ingegno non a discapito ma a sostegno delle
emozioni e dei sensi, affinché le intuizioni che arrivano dall’altrove possano
organizzarsi in qualcosa di concreto, che permetta di ingannare la strega e
tornare con un tesoro.
Le fiabe ci fanno comprendere che
le prove non sono altro che possibilità. Né Hansel né Gretel perdono tempo a
lamentarsi. Si danno da fare dimostrando che anche nelle situazioni
apparentemente disperate c’è sempre una via d’uscita. Anche nella vita reale è
così: le prove, le difficoltà, i così detti transiti negativi, sono in realtà
una vera opportunità per contattare nuove risorse che sono pronte ad emergere;
sono ‘sventure provvidenziali’ che ci mettono di fronte al nostro destino.
La fiaba è un invito ad addentrarsi nel
bosco, e ci dice che anche se non ritrovassimo le briciole di pane, non importa. Il
viaggio stesso infatti cambierà il nostro destino, ci cambierà, e con noi anche
il cammino per tornare a casa; un’altra strada si paleserà per fare ritorno. Ci ricorda che qualunque
seduzione ha un prezzo e dobbiamo assicurarci di essere disposti a pagarlo,
perché quando manca la capacità di discriminazione c’è sempre una strega pronta
a divorarci.
Allora, è necessario sapersi
ingegnare, trovare lo stratagemma che testimoni l’essere diventati adulti, non
più preda dei bisogni, bloccati in situazioni difficili. Adulti che sanno
comprendere i pericoli e la seduzione offerti dalla regressione, dal richiamo
alla simbiosi e dal caldo conforto della dipendenza. Adulti capaci di dare
inizio a una nuova fase della vita. Capaci di richiamare l’anatra per attraversare
il fiume ma anche di tirarsi indietro e di aspettare, se necessario. Adulti in
grado di superare la logica fredda del calcolo e della misura (quella di una
madre che di fronte all’estrema indigenza non interroga il cuore ma stabilisce
con freddezza una sottrazione) che sanno che un percorso di maturazione e
crescita personale non può prescindere dall’amore reciproco. Adulti col cuore
allargato che scoprono di saper fare autonomamente quello che sembrava
impossibile.
Un grazie al blog Vocisullaluna e
a Lidia Fassio, per l’ispirazione e il contributo (inconsapevole) a questo
articolo.
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