
La paura, se è adattiva, ci segnala che c’è un
pericolo. L’unica reazione possibile, che può essere modulata in modi diversi,
è fuggire dal pericolo.
L’ansia (che viene spesso confusa
con la paura) è uno stato, e un’emozione, molto diffuso. Contrariamente al
pensiero comune, può essere un’emozione positiva, perché scatta ogni volta che
siamo alle prese con qualcosa di nuovo. Essa rappresenta uno stato di blanda
allerta che ci esorta a fare qualcosa, ad attivarci. Parliamo in questa caso di
un’ansia pro-attiva che ci invita a
mettere in discussione schemi abitudinari per fare spazio a qualcosa di nuovo,
anche piacevole (è dunque naturale sentirsi un po’ in ansia anche per cose belle,
perché siamo esseri abitudinari e il cambiamento, di fatto, ci allarma). L’ansia
segnala che ci stiamo mettendo in gioco, che c’è un rischio, un esito incerto. È
adattiva in quanto risposta dell’organismo all’incertezza. Andrà bene? Forse. È
un’incertezza che si apre però anche a possibilità positive.
D’altro canto c’è anche l’incertezza che si avvicina
ai timori; in questo caso sperimentiamo un’ansia che vira più verso la paura
(ad es. l’ansia anticipatoria di un esame medico: attendo il responso di una
tac. La attendo con ansia/paura). Questo tipo di ansia è comunque sana. È
un’emozione adattiva a un momento di incertezza.
L’ansia, come la paura, se è adattiva (ossia non
eccessiva o ossessiva) non necessita di alcuna cura o tipo di intervento
perché, come la tristezza (altra emozione adattiva), è fisiologica e adattiva
dell’anima.
L’ansia diventa disadattiva quando è cronica. Si esprime con lo stress e si è sempre in allerta. Va detto che oggi l’ansia è un’emozione
particolarmente diffusa, probabilmente perché l’uomo è un essere programmato per
alternare conquiste e novità con momenti di pace e tranquillità e, in una vita
super stimolata come quella moderna, in cui si è subissati da continui input e novità,
è facile andare fuori asse. Questo è senz’altro fonte di ansia cronica per
tutti.
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