
Esse non sono né razionali né irrazionali ma sono
fondamentali perché hanno una funzione che è principalmente adattiva, ossia c i servono. Hanno il compito
di inviare segnali di attenzione al cervello che solitamente è immerso nei
pensieri, estraniandosi dal mondo.
La funzione
adattiva delle emozioni è: se è successo qualcosa devi fare
qualcosa. Magari non subito, valuta tu come e quando, ma devi fare qualcosa. Se
non fai (e quindi reprimi) il corpo ti ripropone l’emozione finché non fai il
tuo dovere, ossia non ti occupi di ciò che è successo.
Le emozioni ci riportano dunque alla realtà, segnalandoci
se qualcosa nell’ambiente, interno o esterno a noi, sta cambiando o è cambiato.
Mandando segnali, piacevoli o spiacevoli, destano l’attenzione del cervello. Ci
mandano, attraverso il corpo, segnali di monitoraggio dell’ambiente. Ci dicono:
guarda che sta succedendo qualcosa che ti può far star male o che ti può
portare giovamento. In sintesi, quindi, la domanda se l’emozione sia razionale
o irrazionale è mal posta. L’emozione è un processo primario che ci segnala se
ciò che sta accadendo è positivo o negativo.
Va detto inoltre che, al contrario dei nostri timori
al riguardo, le emozioni non sono fatte per durare; benché la durata
fisiologica di un’emozione sia personale e dipenda da diversi fattori (tra cui
l’ambiente) essa è comunque transitoria (al contrario dei sentimenti che sono
più duraturi). E’ fisiologico, delle emozioni, sorgere e sparire nel momento in
cui vengono riconosciute e ricondotte al contesto di origine (ossia: cosa ha
causato questa emozione?). Le emozioni passano quando gli abbiamo dato un nome,
quando le abbiamo capite. Quando la riconosciamo, l’emozione si scioglie. Va
detto però, che le emozioni perdurano se ci rimuginiamo sopra, se blocchiamo il
loro processo fisiologico cristallizandole.

L’intelligenza
emotiva è
la corretta decodifica delle emozioni e la conseguente capacità di gestirle senza
esserne sopraffatti.
Gestire è diverso da controllare (che equivale
spesso a reprimere) ma anche da essere impulsivi. L’impulsività avviene quando
dalla sensazione corporea e dall’emozione si passa direttamente all’azione
senza affrontare la fase cognitiva della rielaborazione.
L’impulsività (che a volte può risultare efficace, come
nel caso di un pericolo in cui reagisco senza pensare) denota il più delle volte
una incapacità di rielaborazione e di contenimento dell’emozione stessa. Se
sono travolto da un’emozione non riesco più a valutare e non vedo più le
opzioni a mia disposizione (perché ho l’urgenza di sfogare l’emozione che mi
invade).
L’intelligenza emotiva prevede la capacità di
mettere una pausa, che non equivale a un distacco emotivo ma alla capacità di contenimento
dell’intensità dell’emozione che si sta provando. In tal mondo aumentiamo le
possibilità di intervenire potendo vedere diverse strade da percorrere e diverse
opzioni a nostra disposizione.
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