Emozioni: razionali o irrazionali?


A partire da Cartesio il pensiero è divenuto dominante rispetto alle emozioni e le emozioni sono considerate, ad oggi, irrazionali. Ma cosa sono le emozioni? Le emozioni sono processi mentali che elaborano le sensazioni fisiche, e le elaborano in maniera valutativa inviandole al cervello.

Esse non sono né razionali né irrazionali ma sono fondamentali perché hanno una funzione che è principalmente adattiva, ossia c i servono. Hanno il compito di inviare segnali di attenzione al cervello che solitamente è immerso nei pensieri, estraniandosi dal mondo.

La funzione adattiva delle emozioni è: se è successo qualcosa devi fare qualcosa. Magari non subito, valuta tu come e quando, ma devi fare qualcosa. Se non fai (e quindi reprimi) il corpo ti ripropone l’emozione finché non fai il tuo dovere, ossia non ti occupi di ciò che è successo.

Le emozioni ci riportano dunque alla realtà, segnalandoci se qualcosa nell’ambiente, interno o esterno a noi, sta cambiando o è cambiato. Mandando segnali, piacevoli o spiacevoli, destano l’attenzione del cervello. Ci mandano, attraverso il corpo, segnali di monitoraggio dell’ambiente. Ci dicono: guarda che sta succedendo qualcosa che ti può far star male o che ti può portare giovamento. In sintesi, quindi, la domanda se l’emozione sia razionale o irrazionale è mal posta. L’emozione è un processo primario che ci segnala se ciò che sta accadendo è positivo o negativo.

Va detto inoltre che, al contrario dei nostri timori al riguardo, le emozioni non sono fatte per durare; benché la durata fisiologica di un’emozione sia personale e dipenda da diversi fattori (tra cui l’ambiente) essa è comunque transitoria (al contrario dei sentimenti che sono più duraturi). E’ fisiologico, delle emozioni, sorgere e sparire nel momento in cui vengono riconosciute e ricondotte al contesto di origine (ossia: cosa ha causato questa emozione?). Le emozioni passano quando gli abbiamo dato un nome, quando le abbiamo capite. Quando la riconosciamo, l’emozione si scioglie. Va detto però, che le emozioni perdurano se ci rimuginiamo sopra, se blocchiamo il loro processo fisiologico cristallizandole.

L’emozione va ‘espressa’ ‘sfogata’, ossia agita. Nel momento in cui la esprimiamo essa defluisce e muore. Per esprimerla non è indispensabile ricorrere alla fonte (ad es. alla persona che l’ha suscitata), è sufficiente esprimerla attraverso un canale corporeo (urlare, camminare, rivolgerci a una persona per parlarne etc.), ma si deve esprimerla scegliendo consapevolmente come, il che significa non subirla agendo reattivamente.

L’intelligenza emotiva è la corretta decodifica delle emozioni e la conseguente capacità di gestirle senza esserne sopraffatti.

Gestire è diverso da controllare (che equivale spesso a reprimere) ma anche da essere impulsivi. L’impulsività avviene quando dalla sensazione corporea e dall’emozione si passa direttamente all’azione senza affrontare la fase cognitiva della rielaborazione.

L’impulsività (che a volte può risultare efficace, come nel caso di un pericolo in cui reagisco senza pensare) denota il più delle volte una incapacità di rielaborazione e di contenimento dell’emozione stessa. Se sono travolto da un’emozione non riesco più a valutare e non vedo più le opzioni a mia disposizione (perché ho l’urgenza di sfogare l’emozione che mi invade).

L’intelligenza emotiva prevede la capacità di mettere una pausa, che non equivale a un distacco emotivo ma alla capacità di contenimento dell’intensità dell’emozione che si sta provando. In tal mondo aumentiamo le possibilità di intervenire potendo vedere diverse strade da percorrere e diverse opzioni a nostra disposizione.

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