
Ogni qualvolta veniamo a contatto con Plutone, siamo chiamati a separarci e a lasciar andare qualcosa a cui siamo stati legati intensamente e visceralmente; qualcosa che ci è appartenuto e ci ha difeso ma che ora non ci serve più e, anzi, ostacolerebbe la nostra crescita; qualcosa a cui siamo stati aggrappati e che ora non è più in linea con il nostro interno che è già cambiato e trasformato in attesa che la stessa operazione venga fatta all’esterno, dalla coscienza.
L’intervento si presenta necessario e provvidenziale ma non per questo facile da accettare per l’Io che sente di perdere dei pezzi sperimentando obbligatoriamente un senso di frammentazione e, soprattutto, un senso di impotenza e di mortalità, di sicuro non graditi. Spesso, durante un transito di Plutone, usiamo la frase “sono a pezzi” che simboleggia realisticamente il nostro vero stato interiore. Non dobbiamo però pensare solamente alla morte o al congedo da persone, perché Plutone non riguarda solamente questi temi specifici, o almeno non esclusivamente; molto più spesso di quanto si pensi i suoi transiti ci ricordano che:
- dobbiamo congedarci da meccanismi di difesa inutili e obsoleti che limitano la nostra evoluzione ed espansione;
- dobbiamo prendere le distanze da emozioni negative che sono diventate corrosive tanto da avvelenare il nostro mondo ricettivo fino a non permetterci di sperimentare correttamente i sentimenti;
- dobbiamo separarci da schemi mentali superati che, qualora persistessero, impedirebbero qualsiasi tipo di trasformazione e di cambiamento, bloccandoci in una chiusura che di per sé sarebbe involutiva e mortifera;
- in una parola, dobbiamo andare verso un rinnovamento per vedere il quale dobbiamo prima passare attraverso una crisi profonda ma necessaria: una vera e propria catarsi.
Plutone sembra suggerirci all’orecchio che se non ci confrontiamo ciclicamente con ciò che non è più all’altezza della nostra evoluzione non saremo mai in condizione di sperimentare il nostro “potere personale” e, di conseguenza, non ci avvicineremo alle nostre reali motivazioni e intenzioni e alla verità profonda; solo queste possono condurci a comportamenti e direzioni che ci facciano sentire pienamente in linea con il nostro progetto.
Estratto
di un articolo di Lidia Fassio pubblicato sulla rivista Albatros n. 1
– Ottobre 2007
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