L'ultima volta eravamo rimasti che avremmo fatto qualche esempio per imparare a riconoscere le proiezioni.
Iniziamo col primo: la Sig.ra Precisi è così infastidita dal fatto che la sua amica Libera
arrivi sempre in ritardo a lavoro. D’altronde ha ragione, non si arriva tardi a
lavoro, il lavoro è lavoro, lei si fa in quattro per arrivare puntuale e dire
che abita molto più lontano della sua amica, oh, anche stamattina, non ci si
crede, è tanto una cara ragazza ma proprio inaffidabile. Sul lavoro, ma nella
vita in genere, si hanno delle responsabilità non possiamo fare come ci pare,
lei lo sa bene, con un marito e tre figli a cui badare e il cane il gatto, i
genitori anziani…
Ora, la Sig.ra Precisi ha ragione? Probabilmente si. Libera si comporta
male sul lavoro arrivando tardi. Questo riguarda la Sig.ra Precisi in qualche
maniera? No. Non lavorano nello stesso ufficio, non le crea alcun danno. Allora
perché se la prende tanto? “Che c’entra, è una questione di principio!” (Ah, il
principio, hanno fatto più danni le questioni di principio che le guerre
puniche!)
Cos’è che Libera sta esprimendo sotterraneamente con i suoi
sistematici ritardi? Un certo menefreghismo forse. È incurante delle regole, di
quello che pensano gli altri, delle convenzioni. Di fatto, bene o male che sia
(ricordate, niente giudizi) Libera arriva serenamente con i suoi 10 minuti di
ritardo tutte le mattine senza sensi di colpa e senza grandi tragedie. Libera è
libera. Giusto, sbagliato? Chissà.
La Sig.ra Precisi invece non lo è. Per motivi che non ci è dato sapere è
cresciuta con un fortissimo senso del dovere, e tra figli, marito, lavoro e i
mille impegni, gira come una trottola tutto il giorno nel disperato tentativo
di non deludere nessuno. E ogni tanto, anche se non osa confessarlo neppure a
se stessa, le piacerebbe tanto arrivare anche lei con 10 minuti di ritardo e
fermarsi a prendere un bel caffè seduta, senza che le venga chiesto niente che
non sia: tazzina o vetro?
Ma non può. Non può. Perché qualcosa dentro le ìntima che non si può
arrivare tardi a lavoro, che non va bene, certo non per prendere un caffè o per
fare una qualsiasi cosa che non sia un dovere ancora più grande per cui allora
sarebbe giustificata (sebbene affatto serena) nel fare tardi. Perché tanto tempo fa, a un certo punto, chissà quando, chissà perché, la
Sig.ra Precisi ha capito che per ottenere amore e considerazione doveva sempre
dare il massimo e che per farlo doveva reprimere, escludere, addirittura
rimuovere ogni velleità di soddisfazione personale, in breve: rinunciare ad
ogni forma, seppur minima, di libertà. Perché l’unica soddisfazione concessa è
quella legata agli altri.
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"Tutto quello che ci irrita negli altri può condurci alla comprensione di noi stessi" |
Quindi, è evidente che è Libera che sbaglia. Così come sbagliano tutte le mamme che invece di stare coi figli il martedì vanno in palestra, tutte le mogli che se ne vanno a dormire esauste e non preparano la cena, tutte le figlie che vanno al cinema saltando la consueta telefonata alla madre. Insomma, com’è, come non è, resta il fatto che quel bisogno di libertà, di autonomia, c’è nella Sig.ra Precisi, che lei lo voglia o no, e la sua amica Libera è lo schermo perfetto su cui proiettarlo sperando che prima o poi lei possa riconoscerlo e dargli lo spazio che merita.
Come dicevo nel post precedente, non si proietta solo in 'negativo', attraverso il fastidio, si può proiettare una parte di noi anche su qualcosa che ci piace molto. La prossima volta dunque faremo un esempio diverso di proiezione.
-.-" questa cosa mi inquieta...
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