Buon anno

Come augurio per il 2022, quest’anno ho una storia per voi:


Una notte, il pio e devoto Rabbi Eisak fece un sogno; il sogno gli ordinava di andare lontano, fino alla capitale boema, Praga, dove avrebbe scoperto un tesoro nascosto, sepolto sotto il ponte principale che conduceva al castello dei re boemi. Il Rabbino ne fu sorpreso e trascurò di andare. Ma il sogno si ripresentò altre due volte. Alla terza chiamata egli si fece coraggio e partì alla ricerca.

Arrivato alla città del suo destino, Rabbi Eisak scoprì che sul ponte vi erano delle sentinelle e che queste lo sorvegliavano giorno e notte; sì che egli non osò scavare. Si limitò a tornare ogni mattina e a rimanere nei paraggi fino al tramonto, guardando il ponte, osservando le sentinelle e studiando senza parere la muratura e il terreno. Alla lunga il capitano delle guardie, colpito dall'ostinazione del vecchio, gli si avvicinò e gli chiese gentilmente se avesse perduto qualcosa o se aspettasse l'arrivo di qualcuno. Eisak gli raccontò, in tutta semplicità e fiduciosamente, il sogno che aveva avuto, e l'ufficiale scoppiò a ridere. "Poveretto!" disse il capitano "Davvero ti sei consumato le scarpe facendo tutta questa strada solo per un sogno? Ma quale persona intelligente darebbe retta a un sogno? Guarda, se io fossi una persona che credo ai sogni, in questo momento starai facendo l'esatto contrario di quello che stai facendo tu. Avrei fatto un pellegrinaggio stupido come il tuo, ma nella direzione opposta. E senza dubbio con il medesimo risultato. Lascia che ti racconti il mio sogno".

Era un ufficiale assai comprensivo, nonostante i fieri baffoni, e il Rabbino provò un moto di simpatia verso di lui. "Ho sognato una voce," disse l'ufficiale cristiano della guardia boema "e mi ha parlato di Cracovia, ordinandomi di andare laggiù e di cercare un grande tesoro nella casa di un Rabbino ebreo chiamato Eisak figlio di Jekel. Il tesoro doveva essere sepolto nell'angolo sporco che sta dietro la stufa. Eisak figlio di Jekel!" Rise ancora il capitano, con gli occhi lustri. "Ma te lo immagini andare a Cracovia a tirar giù i muri di tutte le case del ghetto, dove metà degli uomini si chiamano Eisak e l'altra metà Jekel! Eisak figlio di Jekel, figuriamoci!" E rise, rise ancora di quella storia così buffa.

Il Rabbino ascoltò trepidante, ma senza darlo a vedere, e dopo aver ringraziato ed essersi inchinato profondamente davanti all'amico estraneo, ritornò difilato alla sua casa lontana, e nell'angolo negletto di quella casa scoprì il tesoro che pose termine alla sua miseria. Con una parte del denaro eresse una casa di preghiere che porta ancora il suo nome.

Il vero tesoro, quello che porrà fine alla nostra miseria e alle nostre tribolazioni, non è mai lontano; non bisogna cercarlo in regioni lontane; giace sepolto nel recesso più segreto della nostra casa, o in altre parole, nel nostro essere. E giace dietro la stufa, il centro che fondendo vita e calore domina la nostra esistenza, il nostro cuore più intimo - se solo sapessimo scavare. Ma c'è il fatto strano e costante che solo dopo un viaggio devoto verso una regione lontana, un paese straniero, una terra sconosciuta, il significato della voce interiore che deve guidare la nostra ricerca ci può essere rivelato. E a questo fatto strano e costante se ne associa un altro, e cioè che colui che ci rivela il significato del nostro criptico messaggio interiore deve essere un estraneo, di un'altra religione e di una razza straniera.

Il capitano boemo di guardia al ponte non crede alle voci interiori né ai sogni, eppure dischiude allo straniero venuto da lontano proprio ciò che pone fine alle sue tribolazioni, e porta a compimento la sua ricerca. E questa cosa meravigliosa non la fa neppure in modo intenzionale; al contrario, il suo messaggio fondamentale lo comunica senza avvedersene, mentre insiste su una sua particolare convinzione. I segni di saggezza che vengono da lontano ci parleranno nello stesso modo del tesoro che ci appartiene. E noi poi dobbiamo riportarlo alla luce scavando nei recessi dimenticati del nostro essere. Ed esso, infine, porrà termine alle nostre tribolazioni e ci permetterà di erigere per il bene di tutti quelli che ci circondano un tempio dello spirito vivente.

Allora io quest’anno vi auguro come Alice e il Rabbino Eisak di lasciare che un estraneo, magari non intenzionalmente, vi indichi la strada del tesoro che vi appartiene. Ma sta voi, e solo a voi (non alle stelle, ai tarocchi, alla moglie, al marito, ai figli, al capo ufficio, allo sciamano di turno etc.) scavare nei recessi dimenticati del vostro essere e riportarlo alla luce. L’astrologia può indicarvi il tesoro, il vostro compito è ritrovarlo.

Buon anno a voi tutti e che quest’anno possiate erigere un tempio allo spirito vivente per il bene di tutti.

Gaia


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