La felicità e i quattro elementi


Essere felici non è forse questo che tutti ci auguriamo?

L’argomento tiene occupati i filosofi da più di duemila anni e si potrebbe affermare che esistono quasi altrettante concezioni della felicità quante sono le scuole di pensiero. Ma Christophe André e François Lelord, nel loro La forza delle emozioni*, citano quattro facce della felicità, corrispondenti ad altrettanti diversi concetti di felicità, e riportano la testimonianze di quattro persone:

Jean-Pierre: “Per me la felicità è fatta innanzitutto di bei momenti. Una bella cena con gli amici. Ridere, bere, scherzare. Partire assieme per esplorare posti nuovi, divertirsi. Festeggiare avvenimenti felici, matrimoni, battesimi; improvvisare una piccola festicciola, trovare persone care, conoscerne di nuove. Lo sport. E poi, naturalmente, i primi tempi di una storia d’amore. È allora che mi sento felice, allegro, un po’ eccitato e dimentico tutti i fastidi.”

Ci dicono gli autori che la felicità qui è fatta soprattutto di gioie, e cioè di emozioni intense e intermittenti. Si tratta di una felicità «a picchi» piuttosto che a «a flusso», perché Jean-Pierre preferisce l’intensità alla continuità. I piaceri dei sensi non vengono dimenticati in questa visione della felicità.

Non mi stupirebbe scoprire che Jean-Pierre è un segno di fuoco perché il genere di felicità sopra descritta è perfettamente in linea con l’elemento Fuoco.

Vediamo ora la testimonianza di Amélie: “Per me la felicità consiste nel sentire che va tutto bene per quelli che amo. Vedere i miei figli felici(…), mio marito soddisfatto(…). Vendere tutti i nostri progetti realizzarsi. Le mie ambizioni non hanno niente di straordinario: che tutti godano di buona salute, che i figli se la cavino bene, che mio marito sia contento, non avere preoccupazioni, andare d’accordo con le mie amiche. Nei periodi in cui tutto questo si realizza, io mi sento felice.”

Questa seconda felicità è invece associata piuttosto a uno stato prolungato di contentezza, quando si è soddisfatti di avere ciò che si desidera: l’armonia con le persone care, un orizzonte senza nubi.

Questa è una felicità che definirei di tipo Acqua. Fatta di quieta serenità che coinvolge il benessere di quelli che amiamo.

Passiamo ora a Nacima: “Per me la felicità è quando vado a pieno ritmo. Quando ad esempio decido di occuparmi del giardino e vedo che, con l’avanzare della giornata, riesco a fare tutto ciò che avevo previsto. Oppure a lavoro, quando devo occuparmi di una serie di pratiche e riesco a trovare la soluzione per ognuna (…) Allora ho la sensazione di mandare avanti le cose, di usare le mie capacità e questo mi procura grandi soddisfazioni.”

Per Nacina la felicità è innanzitutto l’attività rivolta a uno scopo. Svolgere un incarico interessante, portare avanti con soddisfazione un obiettivo o sentirsi utile. È una felicità che potremmo definire Aristotelica, perché corrispondente a quella del grande filosofo: impegnarsi in attività prescelte utili per la città.
Associo questo terzo tipo di felicità naturalmente alla Terra.

Infine David: “Per me, felicità è mantenere una serenità mentale, qualunque cosa accada, nella fortuna come nella disgrazia. Nella vita ho conosciuto persone così e il loro esempio mi ha segnato (…) Credo che la felicità dipenda solo dalla capacità di accettare la nostra condizione umana, con tutti i suoi incerti. Ciò non toglie che si debba cercare di vivere in modo gradevole, fare sforzi quando è necessario, ma fondamentalmente io credo che la felicità, e anche la capacità di aiutare gli altri, dipenda dal saper restare sereni durante le difficoltà, piccole o grandi che siano.”

Per David la felicità è serenità o, addirittura, equanimità (stabilità di spirito, di umore di fronte alle incertezze). Ecco una felicità di tipo Aria. Ossia una felicità che si basa sul concetto che un essere umano si distingue per la forza della sua ragione che gli permette di dominare i moti dell'anima di fronte alle prove della vita.

A quale aspetto delle felicità sopra descritte siete più sensibili? Vi ritrovate più in una testimonianza piuttosto che nell’altra? È probabile di si, perché l’idea di felicità, ci dicono gli autori del libro, dipende anche dalla propria personalità.
Allora, provate a vedere se il tipo di felicità a voi più affine corrisponde all’elemento maggiormente presente nel vostro tema natale.


*La forza delle emozioni, C. André e F. Lelord, ed. TEA, pagg.109-111

Commenti